“I direttori del Cenit hanno coniugato, in un’operazione di cui abbiamo un bisogno vitale, teatro civile e teatro rituale: è una potente indicazione della lingua e del contenuto. Mi hanno consentito, mentre assistevo con un nodo alla gola, di sentire l’umanità più intensa emergere nella realtà più estrema della violenza e del dolore. Il teatro è in grado di fare ciò perché è il tabernacolo laico dell’intimità umana. Non sorprende quindi che in Italia tra le voci più coraggiose e anticonformiste della nostra coscienza civile siano gli uomini e le donne del teatro. Attraverso il teatro, ci permettono di entrare in relazione con le cose terribili che i rifugiati hanno vissuto e ci fanno capire che la cosa più importante nella vita è la dignità dell’essere umano, è la cosa più preziosa che esista.”
– Moni Ovadia, Regista, attore e musicista. Roma, 2010